domenica 30 novembre 2008

POCHI PSICOLOGI A SCUOLA

Roma, 16 set. (Apcom) - L'Ordine nazionale degli psicologi non ha dubbi: sul fronte della psicologia scolastica l'Italia è in ritardo, è rimasta il solo Paese europeo a non avere veri e propri psicologi tra i banchi di scuola.
Secondo i dati della ricerca svolta sul territorio nazionale dal Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi (Cnop) in collaborazione con gli Istituti regionali per la Ricerca Educativa (Irre), infatti, risulta che negli ultimi tre anni solo due scuole su tre hanno ospitato l'intervento di uno psicologo; che il tempo dedicato alle pratiche psicologiche è inferiore a tre mesi; inoltre manca una legge sull'inserimento della professione negli istituti scolastici.
Riuniti a Roma per fare il punto sullo stato della psicologia nelle scuole, gli esperti, hanno sottolineato che la presenza di uno psicologo nelle scuole potrebbe essere la strada principale per la prevenzione e la comprensione del disagio giovanile, delle problematiche e delle patologie, oltre che degli stili di vita. Se ne parla da anni, ma ancora i risultati mancano e l'Italia è rimasta il solo paese europeo a non avere veri e propri psicologi tra i banchi di scuola.
Eppure secondo i dati raccolti dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi a scuola i problemi ci sono: e riguardano principalmente lo scarso impegno nello studio e la mancanza di attenzione durante le lezioni, la difficoltà di relazione che spesso si riscontra tra il corpo docente, gli alunni con necessità didattiche particolari, le difficoltà di tipo organizzativo provocate dalle continue innovazioni e riforme, infine i comportamenti aggressivi e violenti degli alunni.
L'indagine del Cnop è stata condotta complessivamente su 1.511 psicologi (di cui il 71% donne) e 1.921 scuoledistribuite su tutto il territorio italiano.
Dai risultati è emerso che nella scuola l'attenzione è orientata prevalentemente sugli alunni, seguono gli interventi rivolti ai genitori e alla scuola nella sua dimensione organizzativa. In particolare, il 37% sono attività di diagnosi legate a delle patologie, il 35% riguarda invece l'osservazione.
È la scuola media ad avere il maggior numero di tempo (60,2%) dedicato alle pratiche psicologiche, segue la scuola secondaria (58,8%), la scuola elementare (56,7%), l'Istituto comprensivo (47,4%) e, infine, la scuola dell'infanzia (43%).
"In assenza di un ruolo istituzionale riconosciuto e di chiari ordinamenti professionali in grado di regolamentare la professione - afferma Giuseppe Luigi Palma, Presidente del Cnop - l'attività psicologica nella scuola si riduce sistematicamente ad un'attività di consulenza, dimenticando le pratiche per lo sviluppo della persona, per l'educazione alla socialità e alla convivenza". "L'Italia, stando a questo quadro - conclude il presidente del Cnop - registra una grave arretratezza culturale nei confronti di quasi tutti i Paesi europei, dove esiste una legge che prevede l'inserimento dello psicologo nella scuola come figura stabile e di ruolo".
articolo completo al seguente indirizzo:
http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/09_settembre/16/scuola
leggi il cominicato ufficiale al seguente indirizzo: http://www.psy.it/documenti/16092008_Comunicato_psicologia_scolastica.pdf

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